mercoledì 8 febbraio 2017

Una poesia inedita di Alfonso Gatto

Da Salerno Alfonso Gatto andava e tornava. 
E' partito a 20 anni per tenere fede a un orizzonte ed vi tornava da adulto per tenere fede allo stesso orizzonte.
Un’occasione di tornare nella città per cui provò sempre una "nostalgia struggente" gliela diede un gruppo di ragazzi che lanciò la proposta di un riconoscimento pubblico solenne al "poeta di Salerno" fino ad allora apprezzato e riconosciuto maggiormente nel resto d’Italia, accolta nel 1963 dal sindaco dell’epoca, Alfonso Menna che, durante la cerimonia, lo definì “uno dei nostri figli più degni”.

Ho incontrato quei "ragazzi" coraggiosi dei quali il poeta divenne grande amico nell'ultima fase della sua vita recentemente per realizzare un audio-documentario andato in onda su RadioRai3 e uno di loro, il medico Bruno Fontana, mi ha donato una poesia inedita di Gatto, senza titolo, scritta il 19 gennaio 1969 nel suo studio mentre il medico lo ritraeva in uno dei tanti pomeriggi condivisi tra schizzi, parole e sogni 

Senza titolo

di Alfonso Gatto

Taglia corto la musica, decide
un destino improvviso, il passo affretta
lo sbocco della donna che ride.
E’ da prendere subito, ci spetta

l’importanza d’esistere in un giorno.
e l’apparire frustra ogni altra storia 
di demenze segrete, non c’è scorno 
nel vivere se brucia la tua gloria

per un passo di danza che non sai.
Taglia corto la musica, t’afferma 
l’ostinata durezza, questo “mai” 
ch’è d’amore e di morte il muro, l’arma

d’una scelta perduta: ogni riflesso 
disperato del vivere è lo stesso
tempo che scatta a insorgere dal grido.
Per fuggire la morte brucia il nido.

19 gennaio 1969

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