mercoledì 5 luglio 2017

Il giovane Mourad un giorno decide di piangere

Per un’antica consuetudine, avere momenti di debolezza ed esprimere emozioni nel Maghreb arabo-musulmano è permesso solo alle donne. Da qui nasce l’espressione ancora molto diffusa Un uomo non piange mai, modo di dire scelto per il titolo del suo nuovo romanzo dalla scrittrice francese di origine algerine Faïza Guène, nota per il bestseller Kif kif domani, diario semiserio di un’adolescente della banlieue parigina con cui esordì nel 2004, tradotto in 26 lingue. 



Alla base di quest’espressione c’è un’attitudine che affonda in solide leggi tradizionali per cui un uomo possa mostrare forza e coraggio e mantenere rispetto e dignità solo se non cede mai allo sconforto, un sentimento messo in discussione dal protagonista della storia, il giovane Mourad nato a Nizza in una famiglia algerina, che narra in prima persona la sua complessa ricerca d’identità. Sin da piccolo i genitori gli ripetono questa frase che lui assorbe e rielabora insieme a tanti altri stimoli contrastanti, troppi tanto da preferire i libri agli amici. “Mia madre soffriva nel vedermi solo. Mi credeva, di volta in volta, pauroso, affetto da turbe della personalità, omosessuale” racconta Mourad introducendo lo sguardo della madre che ha, più del padre, un atteggiamento severo che nasce da el kebda, termine arabo che letteralmente significa “fegato”, ma viene usato per indicare l’affetto delle madri per i figli, quell’“eccesso di amore che fa paura, che finisce per somigliare a un regime dispotico” a cui è necessario ribellarsi per crescere ed emanciparsi.

Il Fatto - 31/06/2017

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