sabato 19 agosto 2017

La Giordania si schiera dalla parte delle donne, contro gli stupratori

Che la Giordania sia pronta all’abolizione dell’art.308 del codice penale che permette agli stupratori di evitare il processo sposando la vittima, è davvero un’ottima notizia per un paese che si trova nel cuore del Medio Oriente, popolato da una società conservatrice e tradizionalista se pure ben camuffata da abiti di modernità, soprattutto nelle grandi città come Amman. 
Quando sono stata in Giordana, la prima cosa che mi ha colpito è stata proprio la falsa occidentalizzazione ostentata in ogni angolo. Avvertivo un eccessivo bisogno di mostrare un’identità ambita, piuttosto che un’identità effettiva. La realtà era fatta di un impasto di contraddizioni e paradossi nato dall’incontro di più spinte, in particolare due, uguali e contrarie: il voler preservare la beduinità da parte delle popolazioni del deserto che ancora vivono con le regole delle tribù e il bisogno di secolarizzazione, soprattutto delle nuove generazioni. 
Oltre a elementi visivi sotto il naso di tutti - locali dal design seducente che chiudono quando i credenti fanno in moschea la preghiera dell’alba, studentesse in minigonna che studiano con ragazze stravelate con niqab neri, marchi della Coca Cola appesi di fianco a botteghe di prodotti locali – la conferma della sensazione di uno scontro tra due forze ha preso forma concreta davanti a miei occhi quando, in occasione di un rave organizzato nel Wadi Rum per il festival di musica elettronica 'Distant Heat', la direttrice artistica dell’epoca, Julian Noursi, si è trovata di fronte a un improvviso divieto imposto dai beduini. Il rave fu spostato ad Aqaba, città con il porto principale del paese, e fu comunque un successo di presenze e gradimento.



L’82% della popolazione giordana è formato da giovani. Questo regno di contrasti in cui il re Abdallah e la regina Rania cercano di mantenere l’ordine, dunque, ingloba un potenziale incandescente che mira ad avere più libertà e più diritti. Assistere ai passi avanti della Giordania contro la violenza sulle donne grazie alla pressione di ong e associazioni di settore, dunque, è incoraggiante. 
Il voto del 31 luglio arriva cinque giorni dopo la riforma tunisina che ha abolito l’art.227 bis del codice penale sul “matrimonio riparatore”. Se pur le due realtà non siano comparabili, visto che la Tunisia è un paese mediterraneo con alle spalle un codice di statuto di famiglia all’avanguardia, la sincronia di eventi fa ben sperare. Nel 2014 avevamo già gioito per l’abolizione della “legge salva stupratori” in Marocco, dopo due anni di pressioni a seguito del suicidio di una sedicenne, e a dicembre per la battaglia vinta in Libano con l’abolizione dell’art.522 del codice penale, grazie al sostegno dell’associazione Adaab. Della lotta libanese restano le immagini dell’istallazione sul lungomare di Beirut con 31 abiti da sposa appesi tra le palme strappati e macchiati, evocative del messaggio: “un abito bianco non copre uno stupro”. 
Sono ancora tanti i passi da fare per la parità di genere e per la libertà sessuale nel mondo arabo-musulmano, ma è senza dubbio importante che in Giordania, mentre si attende che l’iter per l’abolizione definitiva dell’art.308 venga completato dal voto del governo e della monarchia, il dibattito sui media sia acceso anche su un altro tema caro a questi giovani cresciuti con il mito dell’Occidente, quello del sesso consensuale tra minori fuori dal matrimonio. In base all’attuale legge, se due adolescenti hanno un rapporto sessuale consensuale, i genitori della ragazza possono denunciare il ragazzo e mandarlo in prigione. Nel caso di una gravidanza, non solo il ragazzo è destinato al carcere, ma il bambino è dato in orfanotrofio e alla ragazza restano solo i problemi con la famiglia causati da quell’episodio considerato “un disonore”. L’anno scorso sono stati registrati in Giordania 36 femminicidi e in otto di questi casi il movente era “l’onore” di mariti, padri e fratelli che si sono sentiti in dovere di punire con la morte un comportamento “disonorevole”. 
La strada per fermare la violenza contro le donne, dunque, è ancora lunga anche qui.

Left - 12/08/2017

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