sabato 7 ottobre 2017

Gli articoli di Asli Erdogan tradotti in Italia

La Turchia dell'oppressione dove rubano pure il silenzio 

Quando gli orrori diventano spaventosamente ordinari, per non essere complici di chi li commette, non si può fare altro che opporsi e denunciarli. Il problema si ingigantisce quando anche denunciarli non è più possibile e le parole si caricano di silenzio. E’ quello che prova la scrittrice turca Asli Erdogan finita dietro le sbarre ad agosto dello scorso anno per 136 giorni, in seguito al colpo di stato, per aver raccontato sul quotidiano pro curdo Özgür Gündem le brutture inflitte al suo popolo dal governo. Oggi una selezione di quei testi, insieme ad articoli pubblicati sul sito dell’autrice, esce in Italia nella raccolta Neppure il silenzio è più tuo (pubblicata da Garzanti e tradotta dal turco da Giulia Ansaldo), proprio mentre in Turchia si attende la conclusione del processo che pende sulla sua testa dopo essere stata rilasciata dal carcere per motivi di salute. 



Il volume raccoglie descrizioni dei giorni di “massacri, lacrime e sangue” e delle “vite lasciate a metà”, fa sentire le esplosioni, il frastuono e le grida, conduce nella più aspra oscurità e restituisce il senso di oppressione dei cittadini e dell’autrice stessa che soffre anche per il mancato riconoscimento in patria della sua produzione letteraria. I suoi romanzi sono tradotti in 20 paesi e anche questa raccolta di articoli è già nota in Europa grazie alla prima traduzione in francese voluta da Actes Sud come gesto di supporto per la liberazione della scrittrice. Asli Erdogan, che per ironia della sorte porta lo stesso cognome del suo persecutore, oggi più che mai desidera liberarsi del peso del silenzio perché “difendere la libertà e la pace non è un reato né un atto di eroismo, ma il nostro dovere”.

Il Fatto - 4/10/2017

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