mercoledì 27 dicembre 2017

Quando l'attore si 'vende' per raccontare le sue storie

Quando dieci anni fa Luciano Melchionna chiese a un gruppo di attori di simulare un bordello e “offrire” monologhi teatrali nelle stanzette della Fonderia delle Arti a Roma, non immaginava che a dieci anni di distanza quella provocazione che nasceva dalla richiesta di attenzione verso la condizione dell’artista, sarebbe cresciuta al punto da raggiungere 42 edizioni, 387 repliche e oltre 374.000 spettatori/clienti. 
Quell’atto artistico che negli anni ha incuriosito, meravigliato e divertito persone di ogni età porta ancora il nome originario, “Dignità autonome di prostituzione”, e continua a essere richiesto pur non essendo uno spettacolo “leggero” e facile da ospitare. I “prostituti”, tra attori, cantanti, performer, danzatori e giocolieri, sono più di trenta per ogni serata e cambiano di città in città. Nel periodo natalizio il “Papi Melchionna”, regista, autore di molti monologhi proposti e ideatore del format con Betta Cianchini, e i suoi artisti/prostituti saranno a Napoli, al Teatro Bellini (26 dicembre-7 gennaio), con una produzione targata Ente Teatro Cronaca Vesuvio in collaborazione con la Fondazione Teatro di Napoli. 

Una luce rossa accoglierà gli spettatori in uno spazio teatrale insolito, senza poltrone su cui accomodarsi. “Il pubblico accetta subito il gioco. Dopo i primi minuti di smarrimento si siede per terra senza lamentarsi e poi segue gli attori negli spazi adibiti alle esibizioni, anche fuori il teatro, in camioncini, negozi o all’aperto” racconta Melchionna che, scardinando le consolidate coordinate del teatro, ha dato vita a spettacolo che non invecchia e si rinnova ogni sera.
“Gli spettatori si emozionano, ridono, piangono, si abbracciano ed escono felici dalle stanzette in cui assistono ai monologhi degli attori dove straripa umanità – spiega Melchionna – Il segreto sta nell’attivazione dell’empatia, occhi negli occhi, un contatto che si sta perdendo con tutto il mondo virtuale che ci circonda”. 
Nelle stanzette gli attori propongono flussi di coscienza su vari temi, dalla violenza alla pedofilia, dallo sfruttamento alla disoccupazione, smascherando anche le ferite dell’artista. “Gli artisti – sottolinea Melchionna – non chiedono tanto, solo di vivere dignitosamente con il loro mestiere. Con lo spettacolo denunciamo la mancanza di tutele e di sostegni pratici all’attore e all’artista in genere. Per esempio non esiste un luogo per le prove, cosa assurda se si pensa a tutti gli spazi abbandonati in Italia. Perché non si fa un censimento di questi spazi per distribuirli alle compagnie?”.
“Dignità autonome di prostituzione” racconta, dunque, anche la necessità dei teatranti di avere Casa aperta al talento. “E’ frustrante avere doti artistiche e non poterle esprimere perché mancano le opportunità” aggiunge Melchionna che sogna di dar vita a tante “Case chiuse” in Italia per mettere in scena “Dignità”, ma soprattutto per offrire una struttura dove poter studiare la mattina in uno spazio-accademia e potersi esibirsi la sera, anziché andare altrove a fare altri mestieri, per far scoprire a un pubblico sempre più ampio i riti e la sacralità del teatro. 

Il Mattino, 26/12/2017


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