La torre con la
punta sferica è visibile da diversi punti della città. Si distingue non solo
per la forma tonda, ma anche per l’altezza ed è ormai una presenza costante per
i tunisini se pur nascosta dietro l’alto portone e le mura che circondano
l’area dove sta per nascere a Tunisi la Cittadella della cultura.
Sono anni che i
tunisini aspettano di entrare e appropriarsi della struttura statale che sarà
dedicata alle attività culturali della nazione voluta dall’ex presidente Ben
Ali nel 2003 e poi passata nelle mani dei governi che si sono susseguiti in
Tunisia dal giorno della liberazione del 14 gennaio 2011 dopo 23 anni di
autoritarismo. Chiunque passi davanti all’ingresso su viale Mohamed V, lo
stradone che porta alla piazza dell’orologio dove comincia la famosa viale
Burghiba, cuore della città e delle manifestazioni che sette anni fa hanno avviato
le cosiddette “primavere arabe”, vede la torre e scorcia la maestosità del
complesso architettonico in costruzione e il pensiero va subito alle
possibilità occupazionali che potrà offrire non solo agli artisti. Le speranze
in questi anni però sono andate via via spegnendosi tanto che la maggior parte
della popolazione non ha creduto più nella realizzazione del progetto fino a quando,
il 20 ottobre scorso, il premier Youssef Chahed ha annunciato che la Cittadella
della cultura sarà inaugurata il prossimo 20 marzo, data in cui la Tunisia
festeggia l’indipendenza dal protettorato francese del 1956.
Il mondo
artistico e culturale, dunque, si è nuovamente messo in moto per contribuire alla
pianificazione degli eventi della struttura che ospiterà tutti i festival e le
fiere della nazione e che punta a diventare un’attrazione turistica utile anche
per incentivare il ritorno dei visitatori internazionali scoraggiati dal
rischio di attacchi terroristici.
“E’ la prima
volta che lo Stato investe nella cultura in Tunisia integrandola con il turismo
e con l’economia” mi spiega il direttore della struttura Mohamed Hédi Jouini offrendomi
la possibilità di vedere in anteprima le varie aree del complesso: tre sale
cinematografiche, studi di produzione e per le prove, sale espositive, un immenso
spazio per l'Opera, una Mediateca, una Cineteca e una Biblioteca digitale e le
aree da dedicare ai negozi, ai caffè e ai ristoranti.
“Siamo
fermamente convinti che la cultura possa aiutare la Tunisia a uscire dalla
crisi economica che la attanaglia – sottolinea il direttore – Ci interessa
offrire spazi culturali anche ai giovani e all’infanzia. Creeremo un’area in
cui le famiglie potranno lasciare i bambini mentre assistono agli spettacoli”.
L’ascensore
della torre con la punta a sfera è ancora in fase di collaudo. Manca la luce ma
il direttore ci tiene a mostrarmi gli ultimi due piani, quelli panoramici, il
21esimo e il 22esimo, i cui spazi ospiteranno studi televisivi. Saliamo facendo
luce con i cellulari e Jouini mi racconta che è in stretto rapporto con
l’Istituto Italiano di cultura per organizzare gli eventi dedicati all’Opera e
al balletto.
Il lavoro
quotidiano negli uffici e nei cantieri aperti nell’area sembra riflettere la “battaglia”
sociale che la Tunisia sta portando avanti per difendere il cammino democratico
intrapreso all’indomani della cacciata di Ben Ali e per sconfiggere terrorismo
e fanatismo anche attraverso azioni culturali e non solo poliziesche e militari.
Anche il premier Gentiloni, nell’ultima visita a Tunisi, ha lodato l’approccio
tunisino di risposta al terrore.
Il progetto
della Cittadella è ambizioso – l’area si estende su una superficie di 9,3
ettari, di cui 8,6 al coperto - e non ha precedenti nell’area maghrebina, ma in
questi anni non sono mancate critiche e polemiche da parte di molti
intellettuali locali per “la presenza del fantasma di Ben Ali nel progetto”.
Per Mohamed
Challouf, direttore delle giornate cinematografiche di Ergla e consigliere
artistico della Cineteca che sarà diretta dal regista Hichem Ben Hammar, “il
progetto della Cittadella è un ottimo modello da seguire per altri paesi
dell’area perché può portare dinamismo economico e culturale”. “L’unico neo – evidenzia
Challouf - è che si trova in capitale. Il diritto alla cultura andrebbe offerto
dappertutto. La decentralizzazione della cultura in Tunisia potrebbe aiutare le
regioni”. Per regista Mourad Ben Cheikh, che sintetizza il pensiero di molti
artisti, “c’è senza dubbio la necessità di una struttura più capiente per i
grandi eventi in Tunisia perché gli spazi disponibili sono diventati piccoli
rispetto allo sviluppo delle iniziative, ma la Cittadella sembra voler gestire
solo una cultura ufficiale, di facciata, e non quella più underground”. “Sembra
interessata – aggiunge il regista - a valorizzare più le specificità altrui
come l’Opera italiana, piuttosto che quelle tunisine come il maluf”.
Il Messaggero - 8/1/2018
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