lunedì 8 gennaio 2018

Arte, film e musica, il risveglio di Tunisi

La torre con la punta sferica è visibile da diversi punti della città. Si distingue non solo per la forma tonda, ma anche per l’altezza ed è ormai una presenza costante per i tunisini se pur nascosta dietro l’alto portone e le mura che circondano l’area dove sta per nascere a Tunisi la Cittadella della cultura.
Sono anni che i tunisini aspettano di entrare e appropriarsi della struttura statale che sarà dedicata alle attività culturali della nazione voluta dall’ex presidente Ben Ali nel 2003 e poi passata nelle mani dei governi che si sono susseguiti in Tunisia dal giorno della liberazione del 14 gennaio 2011 dopo 23 anni di autoritarismo. Chiunque passi davanti all’ingresso su viale Mohamed V, lo stradone che porta alla piazza dell’orologio dove comincia la famosa viale Burghiba, cuore della città e delle manifestazioni che sette anni fa hanno avviato le cosiddette “primavere arabe”, vede la torre e scorcia la maestosità del complesso architettonico in costruzione e il pensiero va subito alle possibilità occupazionali che potrà offrire non solo agli artisti. Le speranze in questi anni però sono andate via via spegnendosi tanto che la maggior parte della popolazione non ha creduto più nella realizzazione del progetto fino a quando, il 20 ottobre scorso, il premier Youssef Chahed ha annunciato che la Cittadella della cultura sarà inaugurata il prossimo 20 marzo, data in cui la Tunisia festeggia l’indipendenza dal protettorato francese del 1956.
Il mondo artistico e culturale, dunque, si è nuovamente messo in moto per contribuire alla pianificazione degli eventi della struttura che ospiterà tutti i festival e le fiere della nazione e che punta a diventare un’attrazione turistica utile anche per incentivare il ritorno dei visitatori internazionali scoraggiati dal rischio di attacchi terroristici.


“E’ la prima volta che lo Stato investe nella cultura in Tunisia integrandola con il turismo e con l’economia” mi spiega il direttore della struttura Mohamed Hédi Jouini offrendomi la possibilità di vedere in anteprima le varie aree del complesso: tre sale cinematografiche, studi di produzione e per le prove, sale espositive, un immenso spazio per l'Opera, una Mediateca, una Cineteca e una Biblioteca digitale e le aree da dedicare ai negozi, ai caffè e ai ristoranti.
“Siamo fermamente convinti che la cultura possa aiutare la Tunisia a uscire dalla crisi economica che la attanaglia – sottolinea il direttore – Ci interessa offrire spazi culturali anche ai giovani e all’infanzia. Creeremo un’area in cui le famiglie potranno lasciare i bambini mentre assistono agli spettacoli”.
L’ascensore della torre con la punta a sfera è ancora in fase di collaudo. Manca la luce ma il direttore ci tiene a mostrarmi gli ultimi due piani, quelli panoramici, il 21esimo e il 22esimo, i cui spazi ospiteranno studi televisivi. Saliamo facendo luce con i cellulari e Jouini mi racconta che è in stretto rapporto con l’Istituto Italiano di cultura per organizzare gli eventi dedicati all’Opera e al balletto.
Il lavoro quotidiano negli uffici e nei cantieri aperti nell’area sembra riflettere la “battaglia” sociale che la Tunisia sta portando avanti per difendere il cammino democratico intrapreso all’indomani della cacciata di Ben Ali e per sconfiggere terrorismo e fanatismo anche attraverso azioni culturali e non solo poliziesche e militari. Anche il premier Gentiloni, nell’ultima visita a Tunisi, ha lodato l’approccio tunisino di risposta al terrore.  
Il progetto della Cittadella è ambizioso – l’area si estende su una superficie di 9,3 ettari, di cui 8,6 al coperto - e non ha precedenti nell’area maghrebina, ma in questi anni non sono mancate critiche e polemiche da parte di molti intellettuali locali per “la presenza del fantasma di Ben Ali nel progetto”.

Per Mohamed Challouf, direttore delle giornate cinematografiche di Ergla e consigliere artistico della Cineteca che sarà diretta dal regista Hichem Ben Hammar, “il progetto della Cittadella è un ottimo modello da seguire per altri paesi dell’area perché può portare dinamismo economico e culturale”. “L’unico neo – evidenzia Challouf - è che si trova in capitale. Il diritto alla cultura andrebbe offerto dappertutto. La decentralizzazione della cultura in Tunisia potrebbe aiutare le regioni”. Per regista Mourad Ben Cheikh, che sintetizza il pensiero di molti artisti, “c’è senza dubbio la necessità di una struttura più capiente per i grandi eventi in Tunisia perché gli spazi disponibili sono diventati piccoli rispetto allo sviluppo delle iniziative, ma la Cittadella sembra voler gestire solo una cultura ufficiale, di facciata, e non quella più underground”. “Sembra interessata – aggiunge il regista - a valorizzare più le specificità altrui come l’Opera italiana, piuttosto che quelle tunisine come il maluf”.

Il Messaggero - 8/1/2018


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