sabato 14 aprile 2018

Monologhi e dialoghi d’autore (e d’amore) nei palazzi e le ville della Roma eterna raccontata da Luca Scarlini

Anche se la vita privata a Roma ha sempre contato meno di quella pubblica, spesso le vicende più significative non sono accadute in scena, ma tra le mura delle ville o dei palazzi. Per rintracciate alcune delle memorie rimaste dietro i portoni solenni della città tra Settecento e Novecento, Luca Scarlini ha frugato negli archivi, ha trovato gli indirizzi, si è messo in cammino e ha raccolto le storie di chi ha abitato questi spazi proponendole nel volume Teatri d’amore (Nottetempo) che porta con sé quel brivido di eccitazione e di imbarazzo che si ha quando si entra in una casa per la prima volta. 
Il libro contiene una sequenza di 97 intimi frammenti di vita in cui coppie di artisti, intellettuali, scrittori, filosofi, attori si esprimono in forma di monologo, in coro o con brevi dialoghi in una lingua che mescola l’impianto teatrale con quello cinematografico, il romanzo tout court con espressioni delle diverse epoche. Ogni storia è una porta aperta su un universo umano e artistico e mostra fragilità e tormenti, scambi d’amore e disamore. Il lettore a volte ha la sensazione di guardare dallo spioncino, altre di trovarsi nella stanza con i protagonisti che Scarlini si è divertito a dividere in 14 casistiche, dai simbiotici Grazia Deledda e l’agente Palmiro Madesani ai visionari Hendrik Andersen e Henry James. 
Tra gli arrovellati c’è Antonio Canova che nel 1781 si strugge a Piazza Venezia per le menzogne raccontategli dall’amata Domenica Volpato; e l’attrice Marta Adda che, nel 1936, nella casa di via Bosio, dice a Luigi Pirandello: “preferisco frequentarvi in sogno”. Tra gli animalisti troviamo Elsa Morante che nell’abitazione di via dell’Oca si consola pensando ai suoi tre gatti mentre comunica ad Alberto Moravia: “secondo me dovremmo lasciarsi”. E tra i complici il poeta Trilussa e Rosa Tomei, donna abile a tenere in ordine la casa di via Adelaide. 

Le storie sono accompagnate dai disegni di Alvise Bittente, autore anche della copertina che raffigura l’Accademia di San Luca, e svelano la vita culturale di una Roma segreta. Di stanza in stanza, il lettore si trova in luoghi dimenticati o aperti solo durante le “notti dei musei” e scopre dinamiche private che hanno contribuito alla formazione di un discorso pubblico nazionale in cui possiamo inserire i litigi tra Giacomo Leopardi e Antonio Ranieri, le disquisizioni teologiche di Cristina Campo ed Elèmire Zolla, le lagne di Giacomo Balla (“la realtà mi ripugna”), l’attrazione di Fridrich Nietzsche per la passionale Lou Andreas-Salomé, il cui incontro nella dimora di Malwyda von Meysenbug ispirò al filosofo parti di “Così parlò Zarathustra”. 
Da questi “teatrini” emerge anche come la dimensione intellettuale e creativa sia sempre accompagnata da aspetti pratici per cui vediamo il fondatore del futurismo Filippo Tommaso Marinetti nell’appartamento di piazza Adriana invitare le figlie Luce, Ala e Vittoria a fare la merenda; o Maria Bellonci, fondatrice del Premio Strega nel 1947 col marito Goffredo, indaffarata a fare torte nella casa di Viale Liegi per sfamare gli ospiti.



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